Celestino II dà mandato all'arcivescovo di Salisburgo di terminare finalmente la causa tra il nobile Udalrico ed il monastero Benediktbeuern.

[1144] marzo 1


Celestinus episcopus servus servorum Dei venerabili fratri C(onrado) Salzburgensi archiepiscopo salutem et apostolicam | benedictionem. Burensium fratrum querelam accepimus quod quidam Ovldricus nomine cum unica filia et omnibus | que habebat monasterio ipsorum se optulit. Postea vero fracto voto ab eis discessit et ad | societatem Admutensium se transtulit. Et sicut ex litteris venerabilis fratris nostri G(ualterii). Austensis | episcopi accepimus eadem causa in audientia tua ventilata est et productis idoneis testibus | minime a tua fraternitate unde miramur terminata. Quia igitur singulis suam volumus iustitiam exhi|beri per presentia scripta fraternitati tue mandamus quatinus utraque parte ante tuam evocata presenti|am causam ipsam diligenter audias et media equitate debito fine terminare studeas. | Dat. Laterani kal. Martii.


Coelestin II. 1144

Il documento era conservato al Hauptstaatsarchiv di Monaco di Baviera, da pochi anni è stato trasferito allo Staatsarchiv di Augsburg.

JL. 8508
Germania Pontificia 2, 73 nr.6

Il nobile Udalrico si era commendato insieme alla figlia e con i suoi beni ai monaci del famoso monastero Benediktbeuern (da lì proviene il manoscritto dei Carmina Burana, collezione di canzoni e poemi medievali scritti dai "vagantes"). Come sappiamo da un documento precedente Udalrico aveva fatto l'oblazione in presenza dell'arcivescovo di Salisburgo e del vescovo di Gurk, e già in aprile del 1143 il papa aveva incaricato l'arcivescovo di riportare Udalrico all'obbedienza di Benediktbeuern. Il nobile si era - a causa di disordini sorti nel suo paese - trasferito al monastero di Admont (probabilmente molto più vicino ) perchè non si sentiva abbastanza protetto dal monastero lontano. L'arcivescovo non si era preoccupato di affrettare la restituzione dei beni a Benediktbeuern e così quasi un anno dopo il papa dovette ricordare la faccenda informato dal vescovo di Augsburg diocesano del monastero.

Il testo è un indizio del cambiamento sociale e economico del XII secolo che indusse liberi e persino nobili a privarsi della libertà personale in cambio di garanzie di tutela giuridica e sussidio economico . In questo caso lo scopo era anche di garantire l'avvenire della figlia evidentemente non sposata.

 

Sul carattere diplomatico della "littera clausa" e sul titolo papale vedi testi a parte
recentissimo Werner Maleczek: Litterae clausae der Päpste vom 12. bis zum frühen 14. Jahrhundert:, in: Kuriale Briefkultur im späteren Mittelalter. Gestaltung – Überlieferung – Rezeption. Herausgegeben von Tanja Broser, Andreas Fischer und Matthias Thumser. Böhlau, Köln - Weimar - Wien 2015, S. 55 - 128, per questo documento p. 79 nr. 8.


Per suggerimenti e domande

© Horst Enzensberger 2000.

Ultima revisione 6. Apr 2015